SANTUARIO SAN GIACOMO DELLA MARCA,SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE,meta di pellegrinaggi mariani,devozione alla MADONNA DELLE GRAZIE,devozione a SAN GIACOMO DELLA MARCA


   

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L'ICONOGRAFIA
( il testo  e le immagini sono tratte dal libro "IL CULTO E L'IMMAGINE" a cura di Silvano Bracci)

Il culto e l'immagine

Nulla poteva impedire dopo la morte del santo di  far sentire la presenza protettiva del frate taumaturgo nel territorio marchigiano moltiplicandone le raffigurazioni.Carlo Crivelli ne riproponeva le fattezze nella tavola centrale di un trittico di Vallecastellana, poi nella grande pala della Consegna delle chiavi per la chiesa di San Pietro in Muralto di Camerino e in una delle tavolette che adornavano la cornice di altra tavola; nel 1487 lo presentava inginocchiato davanti al Bambino e la Vergine Maria quale speciale intercessore contro la peste, insieme ad altri santi, in una tavola eseguita per il tempietto votivo eretto proprio in suo onore sul portico dell'Annunziata. Vittore Crivelli, fratello di Carlo, pitturava il beato nel polittico di Monteprandone e nello stendardo oggi a Urbino, dove si trova anche la tavola con la solenne figura di Giacomo attribuita a Cola dell'Amatrice. Pietro Alemanno negli anni 1488-'90 ripeteva un'immagine del beato in tre luoghi ascolani, precisamente in un affresco nella chiesa periferica di Tronzano, nell'affresco datato 1490 di palazzo dei Capitani nel cuore della città e in una tavola per la chiesa cattedrale. All'eremo di San Savino sul colle San Marco sovrastante la città di Ascoli una statua in travertino, di epoca sconosciuta e ora scomparsa, tramandava la memoria della permanenza del santo, documentata anche dalla denominazione fontana di san Giacomo data alla sorgente che vi scaturiva. Pure in altre città marchigiane si commissionarono sue effigi, co­me attestano i pubblici documenti di Sanseverino che sotto la data 30 aprile 1482, a quasi cinque anni dalla morte del frate, registrano un pagamento a mastro Lorenzo d'Alessandro per quello scopo: "Magistro Laur entio pictori prefigura Beati Iacobi de Marchia florenos duos"


Temi iconografici: l'immagine

Nel corso del XVI secolo l'iconografia si arricchisce di nuovi attributi e simboli, ma progressivamente smarrisce l'aderenza della figura alla reale fisionomia di san Giacomo. Così il Perugino nella tempera su tela per lo stendardino processionale della Compagnia di San Girolamo in Porta Santa Susanna a Perugia per raffigurare il beato Giacomo ricorre a prototipi di Sant'Antonio di Padova (Bettona, Museo Civico ca. 1512 e Firenze, chiesa di Santa Croce). Persa ormai la tipologia fisionomica del frate, ritorna l'insistenza dogmatica sul valore salvifico del sangue di Cristo. Sull'immagine del reliquiario a teca, tratta dalla visione diretta di oggetti reali diffusi a Perugia negli anni d'esecuzione del dipinto, figura infatti la scritta "SANGVINE. CRISTE".In ambiente marchigiano la presenza del reliquiario a teca, a volte ancora unito alla presenza del monogramma cristologico, si rin­traccia per tutto il corso del XVI secolo.La tela di Carlo Allegretti presso la chiesa della Maddalena ad Acquasanta Terme si pone come una riproposizione aggiornata degli antichi prototipi crivelleschi sia negli attributi iconografici, sia nella posizione del santo  che indica il monogramma posto sopra la teca con il sangue,sia infine nelle stesse fattezze del volto. Già però l'ignoto autore della tela del convento de La Romita a Cupramontana, databile fra il XVI e il XVII secolo, mantiene come attributo solo l'esposizione del reliquiario e introduce nuovamente l'inserto del libro aperto. Nella tela di Giovan Francesco Guerrieri per la chiesa della Santissima Annunziata di Fossombrone, firmata e datata 1632, vengono introdotte delle interessanti novità per l'ambiente marchigiano. Innanzitutto la presenza del crocifisso che Giacomo stringe a sé serrandolo al petto con il braccio come, nelle primitive tavole, faceva con il bastone delle peregrinazioni; inoltre addita il calice posto sull'altare alla sua destra che ha ormai perso la tipologia di ampolla/reliquiario a teca; infine sullo sfondo compare la città di Napoli, rimando all'elezione di Giacomo come compatrono della città avvenuta qualche anno prima. Il consueto libro che accompagna Giacomo diviene qui l'intero corpus delle opere del santo che, come fondamento, si dispongono intorno all'altare. Ulteriore attributo è la corona floreale con la quale l'angelo tributa onore al santo, probabile derivazione iconografica dal dipinto della scuola di Andrea Vaccaro che orna la cappella di san Giacomo della Marca a Santa Maria la Nova databile dopo il 1626. Il gesto di additare il calice si rintraccia in gran parte della produzione figurativa del XVII secolo che ritrae Giacomo in un'immagine isolata a figura intera o a mezzo busto. In particolare quattro tele tipologicamente e iconograficamente simili segnano lo stato dell'iconografia in territorio marchigiano intorno alla metà del secolo. Si tratta dei due dipinti di Fabriano, rispettivamente conservati nella chiesa di Santa Maria del Buon Gesù e di Santa Caterina, di un terzo, dubitativamente attribuito a Domenico Malpiedi in Santa Maria di Varano a Recanati e infine di quello conservato nella Biblioteca Francescana di Falconara. Il santo, in tutte le opere, stringendo un libro con la sinistra addita contemporaneamente il reliquario/calice che tiene con la destra. Nella versione di Santa Caterina, datata 1642, sul capo di Giacomo figura l'attributo della stella a ricordo della luce dorata che videro attorno al suo capo i cittadini dell'Aquila. In entrambe le opere di Fabriano compare sullo sfondo la massa di fedeli che rende onore alla salma del santo nel suo sepolcro napoletano, mentre, nell'esemplare di Recanati, ritornano gli antichi attributi del bastone e della tavola con il monogramma XVIII secolo vede il consolidamento di un nuovo attributo iconografico che, pur presente nel tardo '600, si sviluppa nel corso del secolo tanto da divenire un elemento caratterizzante nell'iconografia del santo. Ci riferiamo, ovviamente, al piccolo serpentello che sguscia dal calice del santo che è stato messo in relazione sia alla lotta contro l’eresia la lotta contro l'eresia di Huss, sia al famoso tentativo di avvelenamento avvenuto durante una messa celebrata a Majolati, in prossimità di Jesi. La progressiva diffusione di questo attributo ha fatto smarrire in parte il vero significato dell'emblema del calice che connota Giacomo fin dalle origini facendo emergere, viceversa, un simbolismo più anedottico legato alla devozione popolare.Nella tela del refettorio di Santa Maria delle Grazie a Monteprandone, Giacomo benedice il calice dal quale sguscia il serpente e l'iconografia è ripresa nell'alzata di mobile da sagrestia della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Senigallia; qui il serpente si affaccia dal calice osservando la preghiera di Giacomo. Il santo in preghiera interiore rivolto verso il divino figura anche nella tela di Atanasio Favini della chiesa di San Francesco a Matelica. Si distacca dalle nuove tipologie iconografiche l'ignoto artista che affresca il riquadro dell'altare laterale a Montecassiano riproponendo un accigliato Giacomo che sorregge il libro e una piccola ampolla contenente il sangue di Cristo.

Iconografie specifiche   Lo sviluppo dell'iconografia di Giacomo della Marca che finora abbiamo delineato mostra con chiarezza come nelle raffigurazioni del tardo XV e del XVI secolo sia prioritaria la presentazione del santo a figura intera in dipinti e pannelli isolati nei quali la pregnanza storica e spirituale del frate marchigiano viene rappresentata come esempio unico di modello di devozione. È nel corso del XVI secolo che questa tendenza inizia a modificarsi, prima con la raffigurazione di cicli di scene dedicate a Giacomo  a iniziare da quello famoso del chiostro del convento di Santa Maria La Nova a Napoli del 1627 attribuito a Simone Papa e quindi con la sempre più accentuata presenza del santo in composizioni com­plesse, dense di personaggi che si assiepano intorno al trono della Madonna o in diverse e specifiche iconografie. Questa tipologia compositiva è ad esempio rintracciabile nella tela di Simone De Magistris nel monastero di Sant'Onofrio di Ascoli dove santi, papi, cardinali e vescovi si stringono intorno alla Madonna con il Bambino in trono in un sincretismo di devozione che accomuna anche gli ordini Domenicano e Francescano. Giacomo è in ginocchio al cospetto della Vergine e apre le braccia nel gesto codificato dell'imitatio Christi con i consueti attributi del libro e della teca ai piedi.Tommaso Nardini celebra invece il solo ordine Francescano nella Madonna e santi ora conservata presso la Pinacoteca Civica di Ascoli, dove il nostro santo figura in un'inusuale tipologia fisiono­mica giovanile, inginocchiato in adorazione mentre un angelo che sorregge e mostra un vero e proprio ostensorio raggiato gli indica il mistico incontro fra Cristo bambino e San Francesco.La tela di Giovanni Francesco Ferri nella chiesa del Barco Ducale a Urbania nuovamente sottolinea l'armonia spirituale e d'intenti fra l'ordine Francescano e Domenicano, tanto che lo stesso Giacomo il quale pur si era scontrato duramente con i predicatori in merito all'annosa vicenda se il sangue di Cristo versato nella Passione fosse oggetto di culto  addita al fedele San Domenico che riceve dalla Vergine il rosario. In questa composizione  sottolineata la presenza, fra gli attributi del santo, anche nella mitra vescovile posta ai suoi piedi a testimoniare il rifiuto dell'arcivescovado di Milano ricordato dalle principali fonti agiografiche.

Un'associazione particolare del santo marchigiano figura nella tela di Giovan Ventura Borghesi della Pinacoteca Civica con La Sacra Famiglia , San Pio V e San Giacomo della Marca la presenza del santo pontefice domenicano se da un lato attesta l'anelito di ricomposizione fra i due grandi Ordini, mostra la particolare devozione di Giacomo verso la Sacra Famiglia. Moltissime sono le pale e i dipinti nei quali Giacomo figura insieme ad altri santi con significati particolari, spesso legati a devozioni locali, a partire dal XVI secolo; nel contesto del nostro discorso è opportuno sottolineare unicamente come la presenza del santo in queste composizioni d'insieme diviene anche per tematismi particolari. È il caso della tela di Pier Leone Ghezzi conservata nel maggior tempio della nazione marchigiana a Roma, la chiesa di San Salvatore in Lauro; l'opera, donata dal Ghezzi nel 1731, raffigura infatti I santi marchigiani tra i quali naturalmente, figura anche Giacomo al centro della composizione rivolto verso gli angeli con le braccia aperte a croce secondo il modulo iconografico inaugurato dal Borghesi. Un ultimo caso iconografico di una tipologia particolare di raffigurazione legata alla devozione di Giacomo verso la Vergine è la tela con la Visione di San Giacomo della Marca di Simone Czechowicz,ora custodita nel Museo della chiesa romana di San Bonaventura al Palatino.Un nucleo a parte di composizioni complesse è costituito dai dipinti raffiguranti Giacomo al cospetto della croce di Cristo.Il tema è ovviamente, sotteso a tutte le raffigurazioni del santo marchigiano per la particolare rilevanza che la raffigurazione del sangue di Cristo ha nell'iconografia del santo, e a volte viene esplicitato come nel dipinto di Giovanni Battista Ragazzini della Pinacoteca Civica di Ascoli, datato 1582, dove Giacomo è raffigurato nell'antica iconografia crivellesca ai piedi della croce insieme a Sant’Emidio o nella tela di Domiziano Domiziani firmata e,datata 1598 nella chiesa di Santa Caterina a Fabriano. Il recupero di una tipologia iconografica arcaica per la figura di Giacomo nelle  scene raffiguranti la Crocifissione è riscontrabile anche nella tela del Gaja nella chiesa di Santa Maria della Carità ad Ascoli, dove il santo compare in ginocchio con la verga e il reliquiario a teca. Un ultimo tema iconografico si sviluppa nel corso del XVIII secolo: la relazione di San Giacomo della Marca con il dogma dell'Immacolata Concezione. Nell'ambito marchigiano e romano la presenza del santo, insieme a quella di altri vari membri dell'ordine Francescano, è assidua nella raffigurazione a testimoniare la particolare devozione del santo rintracciabile in molti dei suoi scritti e in particolare nel De conceptióne Christi ricordato da fra Venanzio come opera autografa di Giacomo. Nelle Marche l'iconografia è documentata nelle tele della chiesa di Santa Croce a Montecassiano, di Sant'Antonio di Padova a Potenza Picena, nella pieve dei Santi Pietro e Paolo a Cartoceto, nella chiesa del Beato Sante a Mombaroccio, ecc. A Roma si riscontra un'analoga diffusione del tema nella pala posta sull'altare maggiore della chiesa di San Bonaventura al Palatino, opera del camerinese Filippo Micheli, databile ante 1686, che si pone come summa della devozione francescana all'Immacolata in quanto ai piedi della Vergine poste sulla mezza luna figurano i principali santi francescani è anche Giacomo connotato dal consueto calice e dal serpentello.Un aspetto particolare dell'iconografia di San Giacomo è riscontrabile in relazione all'edificazione della chiesa di San Benardino
all’Aquila iniziata nel luglio del 1454; le fonti concordano nel ritenere che Giacomo si recasse nella città al momento dei lavori come testimonianza del suo legame con il santo senese. L’evento storico è testimoniato dalla tela di Girolamo Cienatempo posta nella cappella Centi Colella della stessa chiesa che raffigura San Giacomo che riceve il bozzetto della chiesa da un angelo, databile verso il 1730.Nella rappresentazione l'angelo mostra il bozzetto della facciata al santo, mentre dal cielo la Madonna con il Bambino benedicono l'inizio dei lavori suggellando la santità di Bernardino perpetrata dalla chiesa aquilana ad egli dedicata e la fervente attività del frate marchigiano assimilato nella santità a Bernardino da Siena.

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GALLERIA FOTOGRAFICA
CARLO CRIVELLI  SAN GIACOMO DELLA MARCA tempera su tavola,cm 197,4x63
Parigi,Museo del Louvre.

San Giacomo è raffigurato come figura stante,vestito del saio francescano,con l'astuccio degli occhiali appeso alla cintura e il baculum,la mano destra indicante il medaglione con il monogramma di Cristo,la mano sinistra sorreggente un libro,elementi caratterizzanti della sua personalità di studioso.Il drappo in broccato,dalla cui sommità pendono frutti in questo caso cucurbitacee a sinistra e una pesca a destra(riferimenti cristologici).A destra sono rappresentate due piccole figure inginocchiate,evidentemente i donatori.In basso al centro del gradino,un cartellino reca l'iscrizione "OPUS.CAROLI.CRIVELLI.VENETI./1477

SAN GIACOMO NELL'ICONOGRAFIA dei vari periodi storici
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CARLO CRIVELLI 
SAN GIACOMO DELLA MARCA
tempera su tavola,
cm 197,4x63
Parigi,Museo del Louvre.

VITTORE CRIVELLI
(fratello di Carlo)
Il Beato Giacomo
della Marca
Ripatransone,
Pinacoteca Comunale

PIETRO ALEMANNO
SAN GIACOMO DELLA MARCA affresco,
cm 128,42
Ascoli Piceno,Palazzo
dei Capitani

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COLA dell'AMATRICE
SAN GIACOMO DELLA MARCA
tavola, cm 1404x47
Urbino,Galleria Nazionale
delle Marche

GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI
SAN GIACOMO DELLA MARCA
 
olio su tela
cm 260x175
Fossombrone,
Museo Civico

DOMENICO MALIPIEDI
San Giacomo della Marca e San Pasquale
Baylon
olio su tela,
cm 82,4x59
Montefortino,Chiesa di
San Francesco

   












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SIMONE DE MAGISTRIS
Madonna del Rosario con
i Santi Domenico,
Caterina d'Alessandria,
Pietro Martire,Agnese,
Emidio,Giacomo della Marca e Lorenzo
olio su tela
cm 145x85
Ascoli Piceno,
monastero delle Benedettine di Sant'Onofrio

GIOVAN BATTISTA RAGAZZINI 
Il Crocifisso tra Sant'Emidio e San Giacomo della Marca
olio su tela
cm 165x104
Ascoli Piceno,
Pinacoteca Civica




DOMIZIANO
DOMIZIANI 

Il Crocifisso tra i Santi
Francesco,Benardino da Siena,Giacomo della Marca e Domenico
olio su tela,
cm 258,4x134
Fabriano,Chiesa di
Santa Caterina



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CLAUDIO RIDOLFI
Il Crocifisso e i Santi Francesco d'Assisi, e San Giacomo della Marca
Caterina da Siena e Diego.
dipinto su tela,
cm 310,4x169
Ostra vetere,Chiesa Santa Croce

GIOVANNI FRANCESCO FERRI 
Madonna del Rosario
e i Santi Domenico,
Antonio da Padova,
Margherita da Cortona,Romualdo,
Giacomo della Marca
olio su tela centinata,
cm 360,4x170
Urbania,Chiesa del Barco

NICOLA MONTI
San Giacomo della Marca con San Bonaventura,San Diego
e San'Antonio Abate
tempera grassa su tela,
cm 218,4x140
Grottammare,Chiesa Santa Maria dei Monti



   












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PIER LEONE GHEZZI
I SANTI MARCHIGIANI

Roma,Chiesa di San Salvatore in Lauro

SIMONE CZECHOWICZ
Visione di San Giacomo della Marca
Roma,Chiesa di San
Bonaventura al Palatino

FILIPPO MICHELI 
Immacolata Concezione e Santi dell'Ordine Francescano
Roma,Chiesa di San
Bonaventura al Palatino

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GAETANO GANDOLFI
San Giacomo della Marca Santa Margherita da Cortona,San Diego che risana uno storpio
olio su tela,
cm 232x145
Porto San Giorgio,Chiesa Collegiata di San Giorgio

PIETRO GAJA 
La Trinità,San Giacomo della Marca e committente
olio su tela,
cm 225x130
Ascoli Piceno,Chiesa di Santa Maria della Carità

GEROLAMO CIENATEMPO
San Giacomo della Marca riceve da un angelo il bozzetto della Chiesa
di San Benardino all'Aquila
L'Aquila,Chiesa di San Benardino