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I LUOGHI DOVE SAN GIACOMO HA PREDICATO

"Andate e predicate"


Il comando del Signore risorto aveva spinto gli apostoli in ogni parte del mondo allora conosciuto e molti altri cuori lungo i secoli accolsero quell'invito alla missione. Frate Giacomo della Marca sentirà costante la vocazione alla predicazione della Parola di Dio, anche perché la predicazione evangelica è parte fondamentale della vita francescana. Quando nel 1460 a Milano lo vorranno come arcivescovo, egli fuggirà di notte dalla città lombarda, perché sentiva di non poter restringere il campo della sua azione apostolica.
Dopo alcune esperienze iniziali, a 30 anni si gettò nella mischia iniziando quell'impegno di predicazione quaresimale o per altri lunghi periodi che lo caratterizzerà per sempre. Il suo primo campo di apostolato furono le comunità della montagna appenninica umbromarchigiana, poi via via l'orizzonte gli si allargò fino a diventare vasto come mezza Europa, dovunque l'avessero inviato i superiori francescani, i vescovi e i sette papi a cui prestò totale obbedienza e riverenza, come ha scritto S. Francesco nella Regola per i frati.
Potremmo elencare come una litania le città che hanno visto S. Giacomo. Nelle Marche: Acquaviva, Ascoli Piceno, Ancona, Arquata, Camerino, Cingoli, Colfano di Camporotondo, Cupramontana, Esanatoglia, Fabriano, Fano, Fermo, Forano di Appignano, Jesi, Loreto, Macerata, Maiolati, Matelica,Monternonaco,Monteprandone, Offida, Osimo, Pesaro, Pievefavera, Recanati, Ripatransone, Sanseverino, Sant'Elpidio, S.Ginesio, Sarnano, Sassoferrato, Sirolo, Tolentino, Treia, Urbino. Ussita, Visso. E poi: Amatrice, Ancarano, L'Aquila, Aquileia, Assisi, Aversa, Bibbiena, Bologna, Brescia, Capestrano, Carinola, Cascia, Cesena, Chioggia, Cividale del Friuli, Civitella, Cremona, Feltre, Ferrara, Fiesole, Firenze, Foligno, Forlì, Gubbio, Mantova, Milano, Monterotondo, Napoli, Narni, Nola, Norcia, Padova, Parma, Perugia, Prato, Rimini, Rieti, Roma, Rovigo, Sansepolcro, la Sardegna, Siena, Sorrento, Spoleto, Teramo, Terni,Todi, Tortoreto, Trasimeno, Trento, Trieste, Udine, Venezia, la Verna, Vicenza. E all'estero: Dalmazia, Bosnia, Croazia, Ungheria, Germania, Cecoslovacchia, forse in Polonia e in Austria, Cipro, Palestina, forse a Patrasso in Grecia.
Frate Giacomo partiva in compagnia di altri frati, ognuno dei quali aveva un compito nel gruppo: chi ascoltava le confessioni della gente, chi pregava per la missione stessa, chi accudiva alle cose materiali come la modesta cucina o la pulizia delle tonache... Ma il capo-missione era lui, Frate Giacomo della Marca, ormai sempre più richiesto da ogni parte. Egli non si tirava indietro, nonostante il caldo o il freddo, la fatica del viaggio a piedi o alcuni disturbi fisici, l'impegno della preparazione e dello svolgimento delle prediche che erano sempre due al giorno e duravano da 2 a 3 ore. E non trovò mai scuse per attenuare il rigoroso impegno di vita che si era imposto: nutrirsi soprattutto di pane e fave lessate condite con sale aglio e cipolla, dormire pochissimo per dedicare tempo alla preghiera, flagellarsi con strumenti di penitenza e portarne abitualmente altri sotto il ruvido saio francescano.
Tutto ciò per amore e onore di Dio e per la salvezza delle persone alle quali era stato inviato.

I LUOGHI NELLE MARCHE
dove il Santo ha predicato

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GALLERIA FOTOGRAFICA
SAN GIACOMO DELLA MARCA   ignoto pittore marchigiano secolo
XVIII olio su tela cm 92x70 Monteprandone,refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie

"Amate i vostri nemici"
Frate Giacomo era spinto da una fede profondissima ad essere rigoroso con se stesso ed esigente con gli altri, sempre però generoso nel servire tutti. Si impegnava ad istruire il popolo sui contenuti della dottrina cristiana perché questa diventasse vita vissuta sia dal singolo che dall'intera società; faceva di tutto per richiamare da una vita disordinata coloro che non vivevano la fede e quanti erano caduti nell'errore; teneva discorsi al clero perché brillasse di fronte al popolo in ogni virtù; richiamava anche le autorità civili se constatava la mancanza di giustizia o la rilassatezza dei costumi.
Nello svolgimento della sua missione trovò sempre accoglienza ed entusiasmo da parte delle folle e dei responsabili ecclesiastici e civili e vide convertirsi innumerevoli persone, cambiare situazioni disordinate, rappacificarsi molti animi. Questo anche per i pieni poteri che i papi gli delegavano specie nei circa 10 anni di attività nell'Europa orientale, dove convertì eretici e pagani battezzandone a migliaia.
Qualche volta però incontrò ostacoli, rifiuti, persecuzioni ed attentati da parte di chi si sentiva rinfacciare situazioni di pubblico peccato o accanimento nell'eresia.
A Cupramontana furono gli eretici "fraticelli" a mettere del veleno nel calice con cui egli stava per celebrare l'Eucarestia, ma Dio lo liberò: sembra che scoprendo il calice ne sia uscito un serpentello di quella specie da cui veniva estratto il veleno. A Ulm in Sassonia fu invitato a pranzo da un eretico e i suoi amici: quando gli fu presentato del cibo, Frate Giacomo lo benedisse mentre ancora l'ospite lo aveva in mano, il piatto si ruppe e il cibo avvelenato caduto a terra fu assaggiato dal cane che morì all'istante. Anche a Praga in Cecoslovacchia gli eretici usarono del veleno, ma questa volta sfidandolo a bere: "Se dopo averlo bevuto non morirai, noi crederemo a quanto tu predichi" e lui invocato il nome di Gesù bevve coraggiosamente e il Signore intervenne non facendolo morire. Solo che quegli eretici non si convertirono, anzi perseverarono nel tentativo di farlo fuori segando i sostegni del pulpito in legno dal quale egli predicava in piazza, ma non ebbero la soddisfazione di vederlo precipitare.
Altri attentati Frate Giacomo subì per aver pubblicamente condannato certe situazioni scandalose senza nominare persone, ma chi si sentiva rimproverato poteva reagire meditando vendetta. Troviamo però che Dio stesso difese il suo apostolo nei modi più opportuni. Per esempio,a Rieti l'entusiasmo della folla impedì ad un sicario di realizzare quanto aveva progettato per uccidere quel Frate; oppure a Matelica fu un intervento miracoloso della Vergine Maria a sconvolgere il piano dell'attentatore. In ambedue i casi quegli uomini si convertirono e andarono a raccontare l'accaduto allo stesso Frate Giacomo che accolse i suoi ex-nemici con cuore generoso e paterno come quello di Dio.